Active and creative with an arm prosthesis

Lina

A Lina venne diagnosticato a 17 anni un rabdomiosarcoma, un raro tipo di tumore vicino al polso che colpisce principalmente i bambini. I numerosi cicli di chemioterapia e radioterapia a cui Lina è stata sottoposta non hanno funzionato, così i medici che la curavano hanno deciso di amputare l'intera mano e parte dell'avambraccio. “Dopo tutto quello che mi era successo fino a quel momento, questo è stato lo shock più grande. Non riuscivo a immaginare la vita senza la mia mano destra”, racconta Lina. “All'improvviso mi sono resa conto che non avrei mai più avuto due mani”.

Anche il tecnico ortopedico che segue abitualmente Lina è consapevole che un'amputazione non deve essere la fine di una vita attiva. Poiché l'amputazione era stata pianificata, il tecnico ha avuto la possibilità di conoscere Lina prima dell'operazione e di fornirle supporto e consigli. “La chiave del successo di un trattamento consiste nel considerare in anticipo le modalità di esecuzione dell'amputazione”, afferma. “Dopo l'operazione, è importante assicurarsi che la protesi venga indossata il prima possibile, se possibile. A questo si aggiungono la fisioterapia e la terapia occupazionale per preparare i pazienti alla loro nuova vita”.

Il processo di valutazione dell'adattamento prima dell'amputazione è stato utile anche per Lina. Ricorda ancora chiaramente il primo incontro con il tecnico ortopedico in ospedale. “Dopo aver parlato con lui, non avevo più paura del futuro. Mi ha mostrato quanto è possibile fare oggi con la tecnologia e sono molto contenta di aver ricevuto questo tipo di assistenza personalizzata”. Oggi Lina ha ripreso a vivere pienamente la sua vita. Pratica lo skateboard, è fotografa e si è trasferita a Berlino per partecipare alla scena creativa della metropoli. Ma non vuole fare progetti fissi per il futuro. Il suo motto è: “Vedere cosa mi riserva la vita”.